Croce Nera Anarchica
Bollettino numero 4
Luglio 2002
Nel corso di un incontro tenutosi allo Stella Nera a Firenze in Aprile, gli sbirri hanno effettuato intercettazioni ambientali e ripreso con telecamere nascoste numerosi compagni presenti all'incontro. Nei verbali delle intercettazioni gli spioni traggono una serie di conclusioni basandosi su stralci di dialoghi riportati al di fuori del loro contesto e su quelle che sono le loro brillanti intuizioni. Queste conclusioni consistono nell'affermazione secondo cui un compagno che ha da poco lasciato la CNA, Mattia, avrebbe sottratto denaro dalla cassa. Vogliamo precisare che si tratta di una calunnia che ha come scopo quello di diffondere la diffidenza e alimentare i contrasti tra i compagni. Con Mattia abbiamo avuto delle divergenze, ma nessuno di noi ha mai messo in giro una voce simile né ha dubitato della sua correttezza nella gestione della cassa della CNA. Invitiamo i compagni a fare molta attenzione per evitare che gli sbirri, attraverso questi stratagemmi, riescano a ottenere il risultato sperato.
REPRESSIONE
Negli ultimi mesi il movimento anarchico ha subito diversi attacchi repressivi. Cercheremo, di seguito, di riportare una breve cronologia dei fatti accaduti.
Mercoledì 9 gennaio a Viterbo viene arrestato un compagno anarchico dopo una discussione animata con una pattuglia di vigilantes da cui era stato fermato. L'accusa è di resistenza e lesioni. Ad un'altra compagna fermata viene dato il foglio di via da Viterbo per tre anni. Il giorno successivo il compagno viene scarcerato in seguito all'udienza preliminare, con l'obbligo di firma due volte al giorno. Il processo si è tenuto il 14 gennaio ed ha decretato una condanna a quattro mesi con la condizionale. Negli stessi giorni è stato consegnato un secondo foglio di via ad una compagna. I compagni di Viterbo hanno diffuso un dossier intitolato "FIER" sulle vicende repressive che li hanno riguardati dal 1997, quelli qui citati sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie.
Il 15 gennaio si è svolto il processo di secondo grado ai 4 compagni sardi arrestati per la tentata rapina alla gioielleria di Luras, i giudici hanno confermato le condanne emesse in primo grado che vanno dai cinque ai sette anni.
Il processo con rito abbreviato ai tre compagni del gruppo ecologista anarchico "il Silvestre", accusati di un attacco incendiario ad una concessionaria della Mercedes, si è conclusa con la condanna ad un anno con la condizionale.
Domenica 10 febbraio viene notata una telecamera all'esterno
del laboratorio anarchico "la ramaccia", a Teramo. Nei giorni seguenti
saranno ritrovate microspie nei locali del laboratorio e nell'abitazione di
due compagni. Venerdì 15 nella notte scatta un'operazione di polizia
su ordine del pm David Mancini. Oltre a perquisire le case di due compagni,
gli sbirri vanno a curiosare anche nelle case di alcuni familiari. La perquisizione
è estesa anche al laboratorio, dove gli sbirri fingono il ritrovamento
di una pinza ed un filo metallico che, probabilmente, si erano portati dalla
questura. I tre compagni sono indagati per associazione sovversiva (270 bis).
Tre mesi dopo, il 12 maggio, sempre nell'ambito delle stesse indagini, vengono
effettuate perquisizioni in altre sei case, tra Pescara, Viterbo e Teramo.
Il numero degli indagati sale ad undici, uno dei quali ancora sconosciuto.
Vengono sequestrati un computer e il solito materiale cartaceo. A Viterbo
due compagni vengono arrestati durante la perquisizione a causa del ritrovamento
di hascish.
Quasi contemporaneamente al ritrovamento delle microspie a Teramo, in Sardegna,
nel circolo Fraria di Cagliari, i compagni si accorgono di essere spiati da
una microcamera.
Il 4 marzo il tribunale di Bologna ha pronunciato la sentenza di primo grado, condannando tre compagni, per i disordini avvenuti in via del Pratello dopo la morte di Baleno. La notte fra il 2 e il 3 aprile 1998, infatti, pochi giorni dopo la morte di Edoardo Massari avvenuta nel carcere "le vallette" di Torino, a Bologna ci fu un presidio non autorizzato in pieno centro, sotto al carcere minorile. Venne staccata una telecamera, furono incendiati cassonetti e la protesta finì con una carica della polizia. Le condanne in primo grado sono rispettivamente di: 4 mesi (con condizionale), 6 mesi, 7 mesi. I compagni sono liberi in attesa dell'appello.
La notte stessa dell'omicidio di Marco Biagi, la sbirraglia ha effettuato una serie di perquisizioni a Bologna con l'articolo 41 TULPS (ricerca armi ed esplosivi senza mandato) anche in case di compagni anarchici. Nei giorni successivi anche a Trieste, alcuni anarchici hanno ricevuto perquisizioni analoghe; a Pisa, alcuni compagni sono stati trovati in possesso di volantini che facevano riferimento alla morte di Biagi, per i quali è scattata la denuncia di "propaganda sovversiva", poiché all'interno del volantino Marco Biagi era giustamente definito servo dello Stato e nemico dei lavoratori. Il giorno dopo, 5 abitazioni di compagni sono state perquisite col 41 TULPS.
Nella notte fra il 28 e il 29 marzo, la città di Latina viene imbrattata con numerose uova di vernice che colpiscono il comune, banche, caserme e oscenità varie, per ricordare la morte di Baleno avvenuta quattro anni prima nel carcere di Torino. La mattina del 30 scattano le perquisizioni in tre abitazioni, quattro compagni vengono portati in questura. Uno di questi viene rilasciato, gli altri sono arrestati con le accuse di resistenza e lesioni. L'1 Aprile i tre vengono rilasciati dopo l'udienza preliminare. Il processo per direttissima si svolge dopo qualche giorno: due compagni sono condannati a sette mesi con la condizionale, il terzo ha patteggiato una pena di quattro mesi, sempre con la condizionale.
Il 26 Aprile su mandato del pm romano De S(i)ervo, le celle
nelle quali sono sequestrati i compagni Federico Pais, Salvatore Nurra, Pierleone
Porcu, Francesco Porcu, Riccardo Sotgia, Carlo Tesseri, Gregorian Garagin
vengono perquisite. Anche Silvia agli arresti domiciliari a Bergamo e Silvano,
scarcerato da poche settimane, subiscono la stessa perquisizione. In Sardegna
viene perquisito Costantino Cavalleri. Le perquisizioni fanno capo alle indagini
relative al motorino esploso il 26 febbraio nei pressi del Viminale, sede
dell'infame ministero dell'interno.
Tutti i compagni perquisiti, tranne uno, si trovavano in carcere il 26 febbraio.
L'operazione repressiva di De Siervo, nei confronti di compagni già
duramente colpiti, è la sporca operazione attraverso la quale si tenta
di isolare i prigionieri rivoluzionari sia all'interno del carcere, sia all'esterno.
Il sequestro della corrispondenza è un vero atto intimidatorio nei
confronti di chi mantiene contatti con i detenuti, allo scopo di spezzare
ogni forma di solidarietà.
Per ottenere quest'infame risultato, già molte volte la magistratura
ha cercato di cucire addosso ai compagni detenuti il ruolo di "leader
di movimento", giustificando così ulteriori restrizioni come la
censura sulla corrispondenza e l'applicazione di regimi speciali.
Chiudiamo questa cronologia con la notizia della scarcerazione
del compagno anarchico Silvano Pelissero. Dopo 4 anni passati tra carcere
e comunità e l'assassinio in carcere di Baleno e Sole, arrestati nell'ambito
della stessa inchiesta condotta dal pm LAUDI, la corte di cassazione ha riconosciuto
infondata l'accusa di associazione sovversiva, rinviando la riformulazione
della condanna alla corte d'appello di Torino. Silvano è uscito per
decorrenza termini.
Roberta Ripaldi, comunista arrestata dagli sgherri di De Siervo nell'ambito
dell'indagine relativa a varie azioni tra cui l'attacco esplosivo alla sede
dello IAI (Istituto Affari Internazionali), è stata rilasciata il 7
maggio al termine dell'udienza preliminare. La sua posizione è stata
ritenuta dai giudici meno grave di quella degli altri coimputati, Fabrizio
Sante Antonini e Raul Terilli, che restano in carcere in attesa del processo
che dovrebbe svolgersi a settembre.
Alla fine di questa cronologia, vogliamo ribadire l'importanza della solidarietà
attiva nei confronti di tutti gli individui e le realtà colpite. Solo
attaccando il potere e le sue manifestazioni concrete è possibile intraprendere
un percorso di liberazione totale dalle nocività che esso produce.
ABC INTERNATIONAL
Il 14 e il 15 giugno si è svolto a Dijon (Francia)
il secondo incontro internazionale delle Croci Nere europee. Erano presenti
le ABC dei seguenti paesi: Francia, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca, Germania,
Italia.
L'incontro è stato molto interessante, sia per lo scambio di informazioni
tra i gruppi sulla situazione repressiva che stanno vivendo i diversi Paesi
di provenienza, sia per il confronto e la discussione sui metodi d'intervento
nelle tematiche legate al carcere ed alla repressione. Su quest'ultimo punto
in particolare, dobbiamo notare che si è registrata una forte convergenza
ed affinità tra i gruppi presenti, che si è espressa in modo
particolare nel rifiuto delle campagne innocentiste a favore dei prigionieri
e del ricorso a mediazioni istituzionali per ottenerne il rilascio. Questa
maggiore affinità riscontrata tra i gruppi presenti rispetto all'incontro
dello scorso anno si può spiegare con il fatto che questa volta erano
presenti soltanto quelle realtà che già all'incontro precedente
si erano mostrate più affini nel metodo, oltre che con la maggiore
conoscenza tra i compagni presenti.
Per quanto riguarda la situazione repressiva nelle diverse realtà,
abbiamo avuto modo di constatare come dopo i fatti dell'11 settembre c'è
stato un effettivo aumento del controllo poliziesco e un inasprimento della
legislazione sul terrorismo in quasi tutti gli Stati interessati, eccezion
fatta per la Polonia e la Repubblica Ceca, dove non ci sono state grosse ripercussioni
nei confronti dei movimenti rivoluzionari. In generale, abbiamo constatato
che il livello della repressione e del controllo nei confronti delle realtà
rivoluzionarie in Italia è tra i più alti. Basti pensare che
tra i compagni provenienti da altri paesi sono sconosciute, almeno per quanto
riguarda le esperienze dirette, alcune pratiche tanto care agli sbirri nostrani
come l'installazione di microspie, rilevatori satellitari e telecamere nelle
abitazioni, nelle auto e presso i luoghi di ritrovo dei compagni.
In Germania in base ad una nuova legge, se un gruppo è considerato
terrorista in base alla legislazione di un altro paese, diviene tale anche
per la legge tedesca; è stato consentito il prelievo di DNA per le
persone arrestate e, sempre in base ad una legge recente, è consentito
trattenere in carcere chi ha già scontato la pena se considerato pericoloso.
Intensificazione dei controlli anche all'interno dell'università soprattutto
nei confronti di studenti musulmani; in occasione di meeting internazionali
(G8, WTO e simili) è previsto l'obbligo di firma in modo da evitare
l'espatrio di persone considerate a rischio.
In Francia è stata approvata una legge che proibisce agli abitanti
delle banlieues di ritrovarsi dinanzi ai palazzi in più di quattro
persone. Ci sono 35 nuove carceri in costruzione. In Bretagna a molti prigionieri
è stato prelevato il DNA.
In Belgio sono stati intensificati i controlli per le strade.
In Polonia i servizi segreti stanno indagando su chi era
tra i Black Block a Genova, diversi compagni sono stati interrogati sulla
base di videocassette inviate dall'Italia.
In Repubblica Ceca da poco è stato vietato coprirsi il volto
durante le manifestazioni.
Riportiamo di seguito la dichiarazione congiunta dei gruppi
presenti all'incontro:
Noi crediamo nell'abolizione del sistema penitenziario in quanto prodotto
della società capitalistica, ma non solo, anche nella distruzione del
capitalismo e di tutte le autorità.
Crediamo che la lotta contro il sistema di (in)giustizia e contro il capitalismo
debba essere internazionale.
Perciò i recenti tentativi dei governi europei (Genova, 11 settembre
e le conseguenti leggi antiterrorismo) di criminalizzare il movimento anarchico
e la crescente repressione contro i movimenti anticapitalisti devono essere
contrastati da tutti i rivoluzionari. Per questo è molto importante
rafforzare i contatti e intensificare lo scambio di informazioni.
Noi rispettiamo i vari metodi con cui gli individui resistono alle violenze
ed al terrorismo dei governi e sosterremo quelli incarcerati dallo stato.
Noi cerchiamo di sostenere materialmente la lotta di classe e i prigionieri
sociali. Ma in generale il nostro supporto è rivolto alla liberazione
di tutti i prigionieri.
Confermiamo l'autonomia di ogni gruppo ad agire nelle diverse circostanze
delle loro situazioni locali e di decidere essi stessi se partecipare o supportare
le campagne internazionali.
Invitiamo tutti a sostenere i prigionieri politici, perché "loro
sono dentro per noi, noi siamo fuori per loro".
Saluto per la passeggiata del 1 giugno 2002 davanti al
carcere
Saluto con gioia tutte le amiche e gli amici, tutte le compagne e i compagni
qui e quelli che non possono essere qui. Non è solo un saluto dalla
galera, ma anche un saluto del mio ritorno. Ero contento di tornare perché
ci siete voi, e questa gioia era molto più forte del terrore che ci
incutono tutte le Ritorno del mondo e chi per loro (Ritorno è la traduzione
del cognome della giudice Claudia Wiederkehr, responsabile per il mio caso!).
Ma non avevo nostalgia, poiché la nostra casa è in ogni luogo
dove della gente e dei popoli si oppongono agli Stati, allo sfruttamento,
alla guerra di conquista e di sterminio, alla miseria mortale ed alla crescita
della civiltà capitalista e lottano per un ambiente intatto e, dentro
di esso, per l'autodeterminazione, la libertà e la giustizia.
Essere una delle ragioni per cui siete qui ovviamente non mi garba troppo,
ma mi piace appartenere alla gente come noi che sa quanto siano importanti
ed insostituibili le varie lotte per la vitale eliminazione della civiltà
capitalista; che sente o è cancerogena ed illimitata fino all'esaurimento
di ogni risorsa, anche della vita; che è cosciente che questa civiltà
ha bisogno del carcere e lo rende necessario, poiché essa stessa è
carcere; che sa che non è possibile eliminare il carcere ed affermare
la libertà e la vita senza eliminare questa civiltà del capitale.
Un altro mondo è necessario. Deve consistere di tanti mondi
tutti necessari l'uno all'altro e dei quali nessuno può essere impossibile.
Noi siamo di questi mondi, dove la gioia di vivere è qui ed ora e dove
la propria libertà e dignità esattamente la libertà e
dignità di tutti gli altri mondi necessari. Dove non ci sono primi,
secondi, terzi ed ultimi. Dove la tenerezza è la forza della vita e
della lotta; ma non ha modo d'esistere l'odio, poiché l'odio annienta,
divide, acceca e debilita ogni lotta del suo significato. Dove non si sacrifica
la gioia di raggiungere l'utopica banalità del possibile nella brodaglia
unica consumista del progresso capitalista... Laddove, ove e come sia, si
vive e si lotta per questo mondo necessario, fianco a fianco o insieme, con
parità, con solidarietà critica, onestà e responsabilità
secondo le proprie capacità ed i propri veri bisogni. Dove la pace
è giustizia, e non un luogo comune ideologicamente definito dai rapporti
dominanti di sfruttamento e di violenza per pacificare e denigrare la lotta
di classe e di liberazione dei combattenti. Dove la morte e la sofferenza
siano un fatto naturale, e non l'insensato annientamento dell'essere nella
ferocia del mercato e della produzione capitalista; o che siano, nella lotta,
l'umile coraggio di amare e tener dentro alla vita
Ogni morte, sofferenza e prigionia d'ogni compagna e d'ogni compagno, d'ogni
persona e popolo per libertà, giustizia, dignità e ogni vita
è la forza crescente ed il crescente dovere dei nostri cuori indignati,
sono la forza crescente delle nostre voci, della nostra volontà di
resistere.
Onore e gratitudine a tutte le nostre cadute ed ai nostri caduti!
Solidarietà contro ogni persecuzione, discriminazione e prigionia!
Libertà per tutte e tutti!
La notte di martedì 7 maggio nel carcere di Marassi è
scoppiata una rivolta in seguito alla notizia di un suicidio, il secondo nel
giro di tre giorni, avvenuto nel centro diagnostico terapeutico. La vittima
era un ex paziente psichiatrico incarcerato e lasciato senza alcuna assistenza.
Questa è stata la causa scatenante, ma il clima era già appesantito
dalle dure condizioni alle quali erano soggetti i carcerati: in primo luogo
il sovraffollamento (i detenuti sono più del doppio di quelli che la
struttura potrebbe contenere) ; la presenza di numerosi detenuti anziani e/o
malati terminali che non beneficiano delle misure alternative; la recente
decisione da parte della direzione penitenziaria di sospendere ogni forma
di assistenza medica e la somministrazione dei farmaci, anche i fondamentali
"salva vita".
La sera di martedì è scoppiata la rabbia: lenzuola incendiate, lanci
di oggetti dalle finestre sulle guardie, bombolette del gas da campeggio incendiate
e lanciate (una di queste ha colpito una camionetta nel cortile interno ed
è divampato un incendio) , fino all'intervento delle guardie con gli
idranti che hanno caricato dentro le celle.
Sabato mattina un gruppo di compagni è stato presente durante l'orario
dei colloqui di fronte all'entrata volantinando ed esprimendo la propria solidarietà;
parlando con i familiari si è capito che il clima di intimidazione
all'interno è molto forte, inducendo i carcerati al silenzio sull'accaduto.
Dopo martedì si è sparsa la notizia che la direzione avrebbe trasferito
in altri carceri una settantina di detenuti. La notizia ha fatto riesplodere
la rabbia e nuovamente, nella sera di sabato, sono scoppiati disordini all'interno
del carcere con nuovi incendi che hanno danneggiato la vettura di una guardia
posteggiata nel cortile.
Solamente qualche ora dopo sul carcere regnava un silenzio inquietante.
Abbiamo deciso di esprimere nuovamente la nostra solidarietà alla rivolta indicendo un presidio per venerdì 17 alle 18,00 sotto il carcere di Marassi. Il clima è comprensibilmente teso e per questa iniziativa sarebbe importante la partecipazione di più compagni possibile.
abbracci anarchici
alcune individualità
Questo è il testo di un comunicato inviatoci da alcuni compagni genovesi. Il presidio di cui si parla, si è poi svolto con la partecipazione di circa una cinquantina di compagni. La presenza dei compagni sotto al carcere è stata molto gradita ai detenuti, i quali per farsi sentire dall'esterno hanno cominciato una forte battitura delle sbarre ed hanno incendiato lenzuola e magliette. Per cercare di placare la rabbia dei detenuti e per far cessare la rivolta, nei giorni successivi la direzione del carcere ha concesso a molti di loro misure alternative come gli arresti domiciliari.
Sciopero della fame nella Prigione di Antwerp (Belgio)
Negli ultimi mesi, nelle prigioni del Belgio ci sono state
diverse azioni di protesta dei carcerieri. Anche gli stessi prigionieri hanno
avviato alcune azioni (rifiuto di entrare nelle celle, ecc.).
Lunedì 10 Giugno, il prigioniero anarchico Geert Waegemans (ora trasferito)
ed altri due detenuti nella prigione di Antwerp, Luc Vermeulen ed Erik Hellemans,
hanno iniziato a rifiutare il cibo per protestare contro le condizioni di
vita nelle prigioni del Belgio e contro il modo in cui le guardie trattano
i detenuti.
Le ragioni del nostro sciopero della fame
Per sette settimane i sindacati dei carcerieri hanno imbrogliato tutti, ed in particolare i prigionieri. Hanno fatto credere che il sovraffollamento delle prigioni fosse la causa principale del loro modo di comandare e dei loro scioperi. Durante le negoziazioni con i relativi ministri (di giustizia, della funzione pubblica e del bilancio) la vera natura delle loro richieste è venuta a galla: pensionamento a 55 anni, premi e/o aumento salariale e più personale. Le richieste sono state soddisfatte dopo che i carcerieri hanno trattenuto seicento persone come ostaggi per quattro giorni. Il problema del sovraffollamento era semplicemente un argomento.
I pochi diritti che noi abbiamo come prigionieri sono stati calpestati durante le azioni durate settimane. Perché noi abbiamo alcuni diritti: il diritto alla visita, il diritto allo svago, il diritto ad uno spazio minimo di 12 m² per cella, il diritto all' igiene, il diritto ad un pasto salutare e vario ed il diritto alla difesa. Oltre alla violazione di questi diritti, i prigionieri sono anche stati incitati alla rivolta. Le parole di più di un carceriere non possono essere mal interpretate: "Voi dovete ribellarvi e preferibilmente una volta per bene, perché solo così potremo essere ascoltati ed ottenere ciò che vogliamo da Bruxelles."
Delle persone - la cui colpevolezza per un crimine non è
ancora stata provata - sono state usate come un mezzo per la contrattazione.
La domanda è: chi sono i criminali in questo caso? Noi non vogliamo
interferire con il diritto allo sciopero, un diritto sociale conquistato con
la lotta. Ma bisogna riflettere sul modo in cui una persona usa il diritto
allo sciopero.
Una battaglia sociale non può essere vinta con mezzi anti-sociali,
e tanto meno sulle spalle della gente che, in quanto rinchiusa, non può
difendersi.
Qual è dunque il nostro scopo?
Noi vogliamo che il sovraffollamento - la cosiddetta causa delle azioni dei carcerieri - sia inserito nuovamente nell'agenda. Ognuno deve capire che prima di tutto noi siamo esseri umani, che hanno o non hanno commesso un crimine e che dopo una penitenza torneranno nuovamente all'interno della società. Secondo la legge detenzione significa che la punizione consiste solamente nella privazione della libertà. Punizione non significa che noi possiamo essere trattati come cose che uno può trasferire, ammassare e riordinare come desidera. La prigione di Antwerp cade a pezzi. In 600 sono ammucchiati in un posto progettato per 350. Altre prigioni - e particolarmente i penitenziari - devono affrontare lo stesso problema. Da anni esiste in parlamento una legge sul numero dei prigionieri che dà ai direttori delle prigioni il diritto di rifiutare delle persone nei loro istituti o penitenziari quando il limite è stato raggiunto. Questa situazione degradante deve fermarsi!!
Inoltre, c' è bisogno di una politica strutturale nelle prigioni. Un professore in criminologia di Leuven sottopose al governo già diversi anni fa una carta dei diritti - e doveri dei detenuti. In questo momento, i membri del consiglio dei direttori possono emanare delle misure disciplinari a seconda delle loro volontà. Così, si possono limitare le visite attraverso il vetro per sei mesi come misura preventiva, senza che ci siano delle ragioni ben fondate. Non c' è una regola a cui un prigioniero possa fare appello, e le cosiddette azioni offensive non sono scritte da nessuna parte.
Noi rifiutiamo di accettare la moda attuale della società che vuole intraprendere sempre maggiori azioni repressive. La costruzione di più prigioni non è la soluzione. Sostituisce solamente il problema. Dobbiamo riflettere sulle cause del crimine nella nostra opulenta società.
Con il nostro sciopero della fame vogliamo chiedere di trovare perlomeno delle alternative a questi gravi problemi della nostra società.
Conclusione: i ministri responsabili devono assumersi le loro responsabilità, devono trattare i problemi sopra menzionati, e cercare delle soluzioni che non portino ad uno stato di polizia.
Gevangenis van Antwerpen
Begijnenstraat 42
2000 Antwerpen
Belgium
Lo scorso 24 giugno Geert Waegemans è stato condannato
a 5 anni di carcere (due dei quali con la condizionale). Questo significa
che potrà essere messo in libertà alla fine di quest'anno (poiché
è in carcerazione preventiva dall'ottobre 1999), se il magistrato non
chiede l'appello nei prossimi 25 giorni o richiede la permanenza in carcere
fino a che si celebrino i processi pendenti a carico di Geert (accusato di
"associazione criminale" per la sua presunta appartenenza all'ALF
e per un attacco ad un'impresa di carni).
Dopo la condanna, Geert ha già subito due trasferimenti, questo è
il suo nuovo indirizzo:
Geert Waegemans
Penitentiair Schoolcentrum
Gelmelstraat 131
2320 Hoogstraten
Le attiviste britanniche per la liberazione animale Kate Simpson, Sarah Gibson (che già si trovava in carcere) e Madeline Butler, sono state dichiarate colpevoli di furto ai danni della Roche, una compagnia vincolata a Huntingdon Life Sciences. Sono state condannate ad un anno di carcere.
Per contatti:
Kate Simpson GN8957
HMP Holloway
Parkhurst Road
London N7 0NU
England
Sarah Gisborne HR 4337
HMP Highpoint
Strddishall
Newmarket
Suffolk CB8 9YG
England
Madeline Butler HR4338
HM YOI & Prison
Bullowood Hall
High Road
Hockley
Essex SS5 4TE
England
Tomek Wilkoszewski è stato incarcerato in Polonia nel Marzo del 1996. È stato condannato a 15 anni per omicidio. Secondo l' accusa, mentre si difendeva, insieme ad altri, da un'aggressione di nazi-skin, avrebbe provocato la morte di uno degli aggressori. La condanna (già definitiva) è una delle più pesanti degli ultimi tempi in Polonia. Il giudice ha affermato durante il processo che la sentenza avrebbe dovuto avere "una funzione educativa così per il condannato come per l' intera malavita" per giustificare una pena simile. Il 27 settembre 2000 i suoi sostenitori sono ricorsi in appello, ma la richiesta è stata rigettata per ragioni burocratiche, così come sono sempre state rigettate le istanze di libertà condizionale. In Polonia, Tomek è sostenuto da alcuni gruppi, che adottano metodi molto diversi tra loro (alcuni di questi hanno avviato una campagna di raccolta firme e pensano di richiedere la grazia). Queste informazioni ci giungono dall'ABC di Bialystock. Se volete scrivergli (meglio se in inglese)
Tomasz Wilkoszewski
Zaklad Karny
Ul. Orzechowa 5
98-200 Sieradz
POLAND
DA ARLES
Quello che segue è il testo di una dichiarazione videoregistrata nel carcere di Arles da alcuni prigionieri francesi
Prima di leggere questa dichiarazione, dobbiamo ricordare
che indossiamo dei passamontagna per evitare la personalizzazione di questa
azione.
Noi siamo solamente dei prigionieri a lunga condanna come altri. Il messaggio
che noi portiamo è quello di migliaia di uomini e donne "senza
voce", rinchiusi nelle prigioni della Francia. Inoltre, vogliamo far
notare che è per ragioni di sicurezza che noi indossiamo dei passamontagna.
Dovrebbe essere inutile specificare che le autorità della prigione
non apprezzeranno la nostra iniziativa e che la repressione che esploderà
dopo la trasmissione pubblica di questo documento sarà rilevante.
Le misure di sicurezza che noi prendiamo potrebbero non salvarci da eventuali
pene, questa è la ragione per cui abbiamo anticipatamente chiesto alle
associazioni e ai cittadini che si occupano della difesa dei diritti umani
d'essere vigili per quanto riguarda la prigione di Arles durante i giorni
e le settimane seguenti. Questo eviterà che violenze o vari tipi d'abuso
avverranno. Naturalmente noi non saremmo stati forzati a compiere un'azione
simile se il mondo della prigione non fosse stato questo posto "senza
diritti" dove la libertà d'espressione e la libertà di
associazione sono negate ai detenuti. È stata la natura antidemocratica
della prigione che ci ha portato ad agire in questo modo!
Infine, noi vogliamo qui specificare che l'attrezzatura utilizzata per creare
questo report è stata presa senza approvazione di nessuno. Cioè,
il detenuto responsabile della lavorazione del video non sa che noi ci siamo
appropriati indebitamente dell' attrezzatura menzionata.
L'anno 2000 è stato, tra le altre cose, l'anno della rivelazione pubblica
dell'orrore della prigione in Francia. "Una vergogna per la Repubblica",
è stato detto da molti. Numerosi problemi sono stati sollevati, denunciati.
Dai deputati alla Chiesa a varie associazioni, tutti ebbero l'opportunità
di esprimersi in materia con una chiara unanimità. Prendiamo atto di
questo. Ma come sempre i diretti interessati non hanno avuto la possibilità
di parlare, quelli la cui vita quotidiana è l'infamia della prigione,
i prigionieri stessi. La parola non c'è stata data. Mai. Così
abbiamo deciso di prenderla, qui ed ora. È specialmente in nome dei
prigionieri "a lunga condanna" che noi parliamo, noi, gli esclusi
dal sistema, quelli la cui unica prospettiva sono disperazione ed odio. Noi
siamo qui di fronte a te per chiedere che giuste e oneste misure siano applicate
a noi, che ci sia permesso di credere che noi non siamo stati condannati ad
una lenta morte, a delle pene che sono solamente un sostituto della pena di
morte. Noi siamo qui per dire ad alta voce che non è nell'interesse
di nessuno se ci trasformiamo in "bombe umane", perché verrà
il nostro giorno, quello in cui saremo liberati, quello in cui ritorneremo
nella società.
Cosa accadrà se nel corso degli anni il sistema carcerario ci ucciderà,
ci degraderà, ci ferirà drammaticamente e profondamente? È
tempo che questa realtà si fermi, è il momento giusto perché
la prigione diventi il soggetto di una rivoluzione culturale che ci permetterà
di entrare nel terzo millennio con dignità. Dalle nostre esperienze,
nel nome del rispetto della dignità umana e dei diritti inalienabili
dell'essere umano, noi chiediamo che il governo francese adotti le seguenti
misure:
BALLO NOTTURNO IN SOLIDARIETÀ DEI PRIGIONIERI DI LOOS-LES-LILLE
Nella notte di capodanno del dicembre 2001 un gruppo di persone
si è incontrato davanti al carcere di LOOS-LES-LILLE anziché
festeggiare l'anno nuovo con lo champagne nel caldo delle loro case. Fuochi
artificiali e fumogeni sono stati accesi a un centinaio di metri dal muro
di recinzione, degli slogan sono stati urlati e il seguente comunicato è
stato letto con dei mezzi rudimentali (megafono):
Un'unica certezza: questo piccolo raggruppamento non è passato inosservato
all'interno, particolarmente in una delle ali della prigione. Le grida di
risposta dei prigionieri arrivavano fino al piccolo gruppo, che si è
disciolto dopo un quarto d'ora. Qui di seguito riproduciamo il comunicato
e speriamo che prima o poi arrivi nelle mani dei prigionieri di LOOS-LES-LILLE:
"A tutti i galeotti e a tutte le galeotte. Siamo un gruppo di persone venuto qui per fare del baccano. Noi non dimentichiamo che con o senza pena di morte ufficializzata la prigione uccide. Essa uccide a causa delle lunghe pene, dei bracci di alta sorveglianza, delle celle d'isolamento, della censura, delle perquisizioni corporali, della privazione affettiva, della morte lenta!! Noi siamo venuti per dirvi che tutte le forme di reclusione, in particolare la prigione, ci fanno SCHIFO!! Così come tutti i suoi componenti: i guardioni secondini, l'amministrazione penitenziaria, i giudici e gli sbirri. Noi ci teniamo a manifestare la nostra solidarietà, particolarmente in questo periodo di feste dove la maggior parte della gente si abbandona all'indifferenza, e noi ci teniamo a rispondere alle chiamate dei vari collettivi di prigionieri in lotta dai centri di reclusione di differenti parti di Francia: Arles - Lannemezan - Ensisheim - Frenes - Salon etc etc Al problema del carcere i politici rispondono lanciando un programma di costruzione di alcune dozzine di nuove galere. I giudici dal canto loro rispondono allungando le condanne e rifiutando benefici e alternative alla reclusione. All'interno del carcere voi vi state distruggendo (vi stanno distruggendo) ma anche "FUORI" tutto ciò che dirige le nostre vite è repressione. Noi vediamo il problema del carcere in modo differente: finché ci saranno delle leggi rifiuteremo di rispettarle, finché ci saranno dei galeotti noi saremo al loro fianco!!
In culo alle galere!! A presto!!
TRATTO DA ABC DIJON CEDEX
Gennaio 2002
MA NON SANNO CHE ABBIAMO ANCHE LE ALI
Il 7 giugno mi sgamarono a fare una scritta sul comune di
Bergamo: "Vivisezione antiscientifica - no al Mario Negri - predazione
di orgA
" peraltro non finita, dovevo terminare con "orgAni:
omicidio di stato". Buttai la bomboletta spray a terra, ma la trovarono.
Mi portarono in questura.
Il 4 luglio fu incendiato un ripetitore televisivo in Maresana (BG), sul luogo
una scritta "Contro ogni nocività no alla Telecom - A".
La mattina del 17 luglio, alle 6.30, sento suonare alla porta: DIGOS con mandato
di perquisizione per i reati di incendio doloso di ripetitori televisivi,
porto illecito in luoghi pubblici di esplosivi e fabbricazione di esplosivi.
Erano in 4 o 5, fecero una perquisa in camera mia molto sommaria, prendendo
cose un po' a caso senza guardare dappertutto. Mi sequestrarono vario materiale
anarchico: volantini, riviste, fanzines, una bomboletta vuota, agenda telefonica,
4 bulloni. Andai in questura con loro, per quattro ore mi continuarono a porre
domande sulla mia attività anarchica, se ero intenzionata ad andare
a Genova contro i G8, sul materiale sequestrato e se sapevo qualcosa dell'attentato
al traliccio. C'era "il buono" che continuava a ripetere che ero
giovane, una ragazza, che non dovevo rovinarmi la vita, che se sapevo qualcosa
dovevo confessare. Poi c'era "il cattivo" che con i bulloni in mano
e tono sprezzante affermava che per me era finita e con quei bulloni a momenti
arrivava la decisione di portarmi direttamente in carcere, che quindi dovevo
confessare che ero stata io se no era solo peggio. Io ovviamente non risposi
a nessuna domanda, dicendo che volevo chiamare l'avvocato. Ma alla mia richiesta
mi sentii dire che "non potevo"! Mi avrebbero fatto chiamare l'avvocato
solo se avessi deciso di collaborare e parlare la mattina stessa con il GIP.
Rifiutai, ma loro insistevano che dovevo subito parlare con il GIP. Mi dissero
che dovevano farmi le foto segnaletiche e prendere le impronte e io continuavo
a ripetere di voler telefonare all'avvocato. Arrivarono a dirmi che se parlavo
subito col GIP non mi avrebbero fatte né foto né impronte. Io
replicai che allora "per legge" non avevano il diritto di farmele
ma loro affermavano che in questi casi la decisione spetta a loro e che se
non mi decidevo a parlare me le avrebbero fatte anche contro la mia volontà.
Me le fecero, foto e impronte. In più affermavano che fin quando non
parlavo non mi avrebbero lasciato andare.
Credo stufi di sentirsi ripetere che era un mio diritto chiamare un legale
mi portarono all'ufficio (credo) del capo della DIGOS, che incominciò
pure lui a farmi il 3° grado con toni patetici e paterni, concludendo
dicendo: "Sai di dove sono? Di Carrara, so come vanno certe cose",
della serie "tra compagni"
Subito dopo mi fece chiamare l'avvocato
e alle 12.30 potei finalmente uscire.
Il 22 ottobre mi misero agli arresti domiciliari fissandomi l'interrogatorio
per il 25 a cui decisi di rispondere. Il ricorso al Tribunale della Libertà
di Brescia fu respinto. Tutt'ora mi trovo ancora agli arresti domiciliari.
Sono accusata dell'attentato al traliccio in base ai "gravi indizi di
colpevolezza" che in realtà sono solo montature assurde: la bomboletta
che mi avevano trovato la notte della scritta è risultata uguale a
quella rinvenuta sul luogo del traliccio dopo l'attentato, tre dei quattro
bulloni trovati a casa mia sono uguali a quelli trovati nella seconda ispezione
al traliccio (oh, che caso! Chissà perché non li han trovati
nella prima
), e poi ovviamente il mio essere anarchica.
Sono stata definita "ingenua, pericolosa, incline a compiere reati criminosi",
valutazioni dovute anche al "mio comportamento temerario" con la
DIGOS
In base a queste ultime valutazioni mi han negato di ricorrere
alla condizionale in caso di condanna. Il processo sarà verso fine
marzo-aprile. Cosa dire
il tutto è assurdo, ha una logica solo
nelle loro teste.
Tanto per la cronaca: il PM è Enrico Pavone, la GIP Rita Caccamo, la
stessa di un altro ragazzo di Bergamo, Giorgio, che è stato condannato
a circa 2 anni con la condizionale per aver segato un traliccio, ovviamente
sempre su prove infondate, fasulle e montatura. Ennesimi esempi di repressione
che colpisce anarchiche/i, queste volte indirizzata ai più giovani
per intimorirli. Beh
non ci avranno mai! Nei momenti peggiori mi ha
aiutato sapere che non sono sola, mi ha aiutato certa musica e l'amore per
la terra, per ogni essere vivente (eccetto l'uomo), l'odio verso chi sfrutta
e opprime, verso l'indifferenza, verso ogni potere, verso una società
che sento estranea.
La rabbia che come un fuoco arde e cresce dentro me non mi acceca, mi dà
la forza di continuare. Continuare per tutti quegli animali che ogni giorno
muoiono vivisezionati o per colpa di chi vuole ancora cibarsi di essi, per
tutte quelle popolazioni che vengono sfruttate per produrre per i bisogni
superflui, consumistici ed indotti, per tutti quegli alberi abbattuti per
costruire una strada, per tutti quegli individui rinchiusi in manicomi, istituti,
carceri che hanno pagato con la vita o stan pagando tuttora l'essere diversi
o il non abbassare la testa.
Contro l'indifferenza, contro ogni lotta riformista, contro l'apatia: riprenditi
la vita e lotta contro chi nega l'esistenza!
Pensano che basti spezzarci le gambe ma non sanno che abbiamo anche le ali!
SILVIA
P.S. Il silenzio e l'esser soli credo che uccida molto più che delle sbarre; è per questo che ritengo fondamentale ricordare sempre tutte/i coloro che sono rinchiuse/i nelle carceri e far sentire la loro voce, per far sì che la loro lotta prosegua nella nostra!
La prima udienza del processo si è tenuta il 3 giugno
presso il Tribunale di Bergamo; mentre una settantina di compagni all'esterno
mostravano a Silvia la loro solidarietà, la compagna veniva processata
col rito abbreviato e condannata a tre anni di reclusione.
Anche se a Silvia sono stati revocati gli arresti domiciliari e potrà
aspettare il processo d'appello senza restrizioni cautelative, il dato rilevante
è che Silvia è stata condannata sulla base di tre bulloni e
una comunissima bomboletta spray rinvenuti nella sua abitazione.
Apprendiamo dal "Eco di Bergamo" che nella notte
del 3 Giugno a Caprino (BG): "... gli uomini dell'Arma hanno accertato
che gli attentatori incendiari, facendo uso di benzina portata sul posto con
alcune bottiglie di plastica abbandonate poi tra gli stessi ripetitori, avevano
danneggiato i cavi di trasmissione di quattro reti televisive: La 7, Mtv,
Telemarket e Rete 8; oltre a tre canali radio: Radio 24, Radio Italia e Radio
Lombardia. Non solo. Gli ignoti ecoteppisti avevano anche gettato benzina
o comunque liquido infiammabile all'interno di quattro cabine danneggiando
la strumentazione elettronica. Infine, sul muro di una delle cabine prese
di mira, gli investigatori hanno rilevato anche la firma degli ecoterroristi:
"Lotta a tutte le nocività", seguita dalla "A"
anarchica... "
ECOTERRORISTA È CHI AVVELENA LA NOSTRA VITA!
EUROPOL
L'incubo del controllo totale dell'individuo, narrato in 1984
di Gorge Orwell, sta diventando realtà ai giorni nostri. Se qualcuno
pensa che tale affermazione è catastrofica o esagerata, forse, non
è perfettamente informato di tutto quello che l'U.E. ci sta preparando
nel nome della sicurezza sociale, della difesa del territorio e della salvaguardia
della democrazia. Dietro queste tre false icone da difendere ad ogni costo
(economico ed umano), altro non c'è che l'intento di difendere il potere
politico ed economico degli Stati e dei padroni della Terra (le multinazionali
e la piccola ma potente classe ricca della società), dalle minacce
vecchie e nuove che si trovano ad affrontare.
La parola d'ordine più usata per legittimare il notevole incremento
del controllo e della repressione sociale, è la "lotta contro
il terrorismo", in realtà, le minacce e i nemici dai quali i potenti
intendono difendersi e combattere, sono molti di più di quelli che
loro definiscono "terroristi" e, loro lo sanno, perché al
di là di tutte le false, ma rassicuranti, previsioni ottimiste sull'andamento
sociale ed economico della popolazione europea, la situazione reale è
pessima ed è destinata a peggiorare.
Attualmente, in Europa, ci sono 50 milioni di poveri. 12 milioni di disoccupati.
Un'alta percentuale di lavoratori precari, soprattutto grazie all'avvento
delle agenzie di lavoro interinale. Nell'Unione europea, gli incidenti sul
lavoro provocano, in media, 25 morti al giorno. Nel 2001 c'è stato
un altissimo numero di licenziati; solo in Germania si sono contati 500.000
licenziamenti sia dei lavoratori delle multinazionali (Ericsson, la Philips,
la Siemens, la Electrolux, la Deutschbank) che delle piccole e medie imprese.
Molti altri licenziamenti sono già stati annunciati dalle multinazionali
su tutto il territorio dell'U.E.
Un notevole incremento, invece, si registra nella popolazione carceraria di
gran parte dei paesi europei. 400.000 sono le persone sequestrate nelle carceri
dell'unione. "I sequestrati per aver attentato 'all'ordine socio-economico'
per procurarsi mezzi economici, così come i reati vincolati alla dipendenza
di droga, sono la norma comune, come comune è l'aumento della popolazione
immigrante prigioniera. Nell'Europa dei "diritti umani", dove il
destino della dissidenza e della povertà è il carcere, due prigionieri
si uccidono ogni giorno." Oltre a questi, vanno aggiunti tutti gli extracomunitari
sequestrati nei centri di permanenza temporanea. (i dati sopra riportati e
l'ultima citazione, sono stati tratti dal mensile basco Kalegorria).
Alla luce di questi dati, si evince che i perturbatori della pacificazione
sociale, i nemici effettivi e potenziali del regime democratico sono molti
di più di quelli che i governanti, definendoli terroristi, indicano
nei gruppi rivoluzionari e poiché con l'eventuale aumento di queste
cifre, cresce anche il pericolo di destabilizzazione degli stati, questi ricorrono
ai rimedi storicamente utilizzati per mantenere il potere, primo fra tutti:
l'ampliamento del controllo ("prevenzione") a tutte le fasce sociali
considerate "a rischio" e l'incremento della repressione nei confronti
dei ribelli e dei dissidenti ("terroristi").
A tale scopo, nel 1995, nacque l'Europol, ossia il raggruppamento di vari
organi di polizia degli stati europei allo scopo di instaurare un controllo
capillare su tutto il territorio attraverso l'uso di una tecnologia avanzata
e di condurre indagini congiunte e arresti, senza limiti di giurisdizione
attraverso il raggiungimento di una legislazione comune.
Uno dei primi documenti ufficiali partoriti dall'Europol, il cui presidente
è l'eurocommissario tedesco Storbeck, è il "Documento Madrid",
dove si presta una particolare attenzione ai movimenti anarchici della Spagna,
Italia, Portogallo e Grecia, arrivando addirittura a parlare di "terrorismo
anarchico" (ad ogni occorrenza, i servi-giornalisti preferiscono sciorinare
il "triangolo terrorista del mediterraneo"). Fra le misure repressive
che l'europol intende adottare per la "lotta al terrorismo" e, quindi,
contro qualsiasi dissidente e ribelle, vi è la creazione di un database
che contenga ogni sorta di informazione (codici genetici compresi) circa gli
individui "pericolosi" o "sospetti" segnalati da ogni
paese membro dell'U.E. e la disposizione di un fondo per dare ricompense ed
"incentivi" economici a chiunque fornisca informazioni sui "terroristi".
La sede per la raccolta dei dati, sarà nella stessa dell'europol, in
Olanda, e si chiamerà "CENTRO DI CONTROLLO E INVESTIGAZIONE TECNOLOGICA,
che si avvarrà anche del SIS (Sistema Informatico Schengen) creato
all'interno del patto di Schengen nel 1990, per il controllo delle frontiere
e la repressione dell'immigrazione clandestina. Il SIS, è il grande
fratello europeo, un superarchivio informatico con una capacità di
memorizzazione e gestione di schedari di polizia su cinque milioni e mezzo
di individui. Al SIS, si aggiunge il "SIRENE", (Supplementary Information
Request at the National Entry) che gestisce i dati sulla "criminalità
internazionale organizzata", nella quale sono stati inclusi i dati degli
attivisti antiglobalizzazione. Il SIS TECH, poi, sarà il sistema che
faciliterà lo scambio dati fra il SIS e gli agenti di polizia addetti
al controllo delle frontiere o delle città.
Ovviamente, non è stato tralasciato l'aspetto del controllo delle telecomunicazioni,
che è stato affidato all'ENFOPOL, sistema d'intercettazione che si
avvale della collaborazione di tutti i massimi operatori del settore della
telefonia europea. Essi, dovranno fornire all'Enfopol, l'accesso totale alle
comunicazioni e ai dati dei propri clienti, senza la necessità di un'autorizzazione
di un giudice. Per quello che riguarda internet, i providers, apriranno una
"porta" virtuale affinché l'Enfopol possa penetrare nei sistemi
privati.
Nel mirino dell'Europol, come abbiamo visto, oltre al "terrorismo",
l'ordine pubblico e la criminalità, c'è il controllo dell'immigrazione,
tasto dolente di tutti i paesi europei, che stanno mettendo a punto un piano
di politiche comuni per la gestione delle frontiere e per le concessioni di
permessi di soggiorno e asili politici.
Il consiglio dei Ministri di Giustizia e degli Interni, ha proposto un documento
d'identificazione speciale per tutti gli immigrati che risulti impossibile
falsificare grazie al controllo della retina e la creazione di un ulteriore
database che schederà tutte le persone che fanno richiesta di asilo
politico in qualsiasi paese comunitario: EURODAC. Riguardo al mandato di cattura
europeo, entrerà in vigore agli inizi del 2003 per il Belgio, Spagna,
Germania, Francia, Lussemburgo, Portogallo e Regno unito, mentre gli altri
paesi dovranno adattare la loro costituzione per unirsi a questo gruppo, entro
il 2004.
L'Europol, però, è "solo" una parte, sebbene importante,
di una più complessa struttura repressiva europea. La massima autorità
repressiva nella coordinazione delle operazioni di polizia che, fra le altre
cose, supervisiona l'Europol è il CATS 36, che riunisce periodicamente
gli alti funzionari degli stati membri, definendo le linee maestre di una
repressione pianificata. Altre sigle dai nomi minacciosi o misteriosi, si
aggiungono a questo panorama Orwelliano, poiché, come dicevamo prima,
bisogna fare fronte alle minacce crescenti del malessere sociale e della dissidenza:
CEPOL (scuola europea di polizia), Rete Europea per la Prevenzione della Delinquenza,
Gruppo Orizzontale Droghe, SCIFA (comitato strategico asilo, immigrazione
e frontiere), ecc
poi, arriverà l'Euroesercito, al quale già
varie volte si è fatto menzione, a coronamento del progetto nazista
dell'Europa Unita nel segno del mercato e della repressione globale. In fondo,
Hitler era l'avanguardia, di fronte a tutto ciò piangerebbe lacrime
di commozione.
"Oh! mille volte infelice d'esser privato della tua presenza!"
(Romeo a Giulietta)
"Addio, addio; e in quest'addio è infusa tanta dolcezza, che lo ripeterei finché il mattino ne venisse a sorprendere."
(Giulietta a Romeo)
Nella penisola iberica, già dal 1990, è stato
introdotto nel regolamento penitenziario il "Vis-a-vis", ossia,
il colloquio intimo fra il/la prigioniero/a e il/la proprio/a compagno/a.
In quegli anni, lo stato spagnolo, smantellò vecchie strutture carcerarie
per costruirne di nuove. Carceri lontani dai centri abitati, in aperte campagne
o su colline, dove non ci sono abitazioni nel raggio di svariati chilometri
e che, molto spesso, sono raggiungibili solo con mezzi propri o taxi, i cui
conducenti, scoprono a loro vantaggio quanti familiari necessitano di tale
servizio.
Oltre a costruire queste strutture orribili con l'intento di scongiurare ardimentose
e fantasiose evasioni, dotandole dalle più avanzate tecnologie di controllo
al classico filo spinato, costruirono dei padiglioni per destinarli ai colloqui
intimi o familiari, cioè con genitori, figli ecc. I colloqui si tengono
in vere e proprie celle (con stanza da bagno), nelle quali il prigioniero
e i suoi familiari vengono rinchiusi durante tutta la durata del colloquio
(in genere 3 ore al mese, il colloquio settimanale dura tre quarti d'ora e
si svolge attraverso il cristallo, sia per i prigionieri "comuni"
che per gli "speciali"). La cella per il colloquio familiare, è
dotata di un tavolo con sedie, mentre quella per il colloquio intimo è
arredata con un letto e un comodino dove si possono trovare dei preservativi,
gentilmente offerti dalla direzione carceraria.
Nelle carceri italiane, per chi non lo sapesse, i colloqui avvengono in tutt'altro
modo. Essi si svolgono in una camerata (sala colloqui) attraversata in lungo
da un tavolo al quale, da un lato si siedono i prigionieri (10/15 per volta)
e dall'altro i familiari; spesso la sala colloqui è così affollata
che si fa fatica a sentirsi. Il "tavolo" al quale ci si siede, non
ha piedi, ma un divisorio metallico, sopra e per tutta la sua lunghezza, (ma
non in tutte le prigioni), c'è un mezzo vetro che funge da ulteriore
separazione. In ogni sala colloqui c' è la guardiola del carceriere
che controlla il "regolare" svolgimento dei colloqui, non è
raro che costui "richiami all'ordine" se, a suo insindacabile giudizio,
ci si sbaciucchia troppo
Ogni prigioniero ha diritto a sei colloqui
mensili di un'ora l'uno, ma per quelli sottoposti al regime del 41/bis il
numero dei colloqui mensili va dai due ai quattro, a seconda del grado di
"pericolosità" nel quale viene classificato il prigioniero.
Sia in Spagna sia in Italia, i familiari sono sottoposti a controlli prima
di avere un colloquio, tutti devono passare per un metal detektor e, "a
caso", qualcuno subisce una perquisizione fisica con tanto di guanti,
bambini compresi. Ai prigionieri delle carceri spagnole, oltre ad essere perquisiti
prima e dopo il colloquio, vengono prese le impronte digitali prima del rientro
in cella, per timore di uno scambio di persona (?!).
In "Dei dolori e delle pene" di Guagliardo, prigioniero nel carcere
di Opera da più di 20 anni e condannato all'ergastolo, così
come sua moglie, si affronta il tema della sessualità e degli affetti
(negati) dei prigionieri e, riferendosi ai colloqui intimi, scrive: "Così,
la vita affettiva diventa spesso uno spazio confinato nel disprezzo e nel
consumo del sesso, qualcosa di umiliato piuttosto che il residuo di una resistenza
preziosa." Leggendo questa frase, mi è tornato in mente, dandogli
un maggiore significato, il racconto di una donna che confessava a suo marito:
"ogni volta che abbiamo un vis-a-vis, mi sento come una prostituta
";
così lei, con parole meno ortodosse e da un punto di vista femminile,
(ovviamente, ogni donna vive l'esperienza del vis con uno spirito diverso)
comunicava il disagio di vivere la sua sessualità regolata da una norma
penitenziaria e da un tempo definito: una volta al mese- tre ore di tempo.
Ad ogni modo, Guagliardo definisce "più civili" i paesi in
cui il regolamento carcerario concede ai detenuti "il diritto alla sessualità",
rispetto all'Italia dove: "gli affetti sono esclusivamente legati all'uscita
dal carcere attraverso le licenze premio: questione ignorata in quanto tale
e implicitamente subordinata alla liberazione individuale, gli affetti diventano
così l'oggetto di una politica di prostituzione dei sentimenti che
trasforma le persone amate in premi." Personalmente, mi riesce sempre
difficile ragionare in base ad una logica del "meno peggio", quando
si parla di carcere, mi sembra un po' come dover "scegliere" fra
il prendersi una coltellata o una pistolettata
ma un "meno peggio"
oggettivo esiste, altrimenti si potrebbe affermare, senza esitazioni, che
essere prigionieri a Guantanamo è la stessa cosa che esserlo a Regina
Coeli (ad esempio). Quindi, mettendo a confronto le due diverse modalità
di colloquio, appare evidente che trascorrere le poche ore mensili con i propri
cari all'interno di una cella che, almeno, concede un minimo d'intimità
ai propri affetti e una breve sensazione di tregua al pressante stato di prigionia,
sia "preferibile" al trascorrerle in una sala colloquio sotto lo
sgradevole e invadente sguardo vigile di un carceriere.
Qualche tempo fa, l'allora Ministro della giustizia Diliberto, propose di
introdurre il colloquio intimo nel regolamento penitenziario italiano, ma
a simile proposta si alzò un coro di no da destra e a manca. I primi
a sbraitare furono i direttori carcerari e i secondini che non volevano, dissero,
accollarsi un ulteriore onere; a loro si aggiunsero quasi tutti gli operatori
del settore fino all'ultimo dei "cittadini italiani onesti", il
quale pensa che sia già tanto concedere ai prigionieri la televisione
in cella. Perciò, ai prigionieri italiani non è concesso il
"diritto al sesso", ma proprio nel periodo in cui si discuteva di
tale possibilità, fu introdotta una norma penitenziaria, esibita da
stampa e televisione come "innovativa" e come "segno di sensibilità"
nei confronti dei prigionieri, ossia: il permesso di tenere in cella un animale,
nella fattispecie: un uccellino
in gabbia!
Tornando ai due metodi di colloquio, il vis- a-vis iberico e la sala colloqui
italiana, è importante evidenziare qual è il principio che si
trova alla base e che regola entrambi i tipi di colloquio: il dominio totale
del prigioniero da parte dell'istituzione carceraria che dispone, in un modo
o nell'altro, delle sue funzioni fisiche e psichiche, anche (soprattutto)
attraverso il controllo del rapporto uomo-donna e dei suoi affetti, nel tentativo
di disgregare i legami d'amore ai quali ogni prigioniero si aggrappa o, per
lo meno, tenta di difenderli per sopravvivere all'ambiente carcerario. Il
sesso, l'amore, gli affetti, l'amicizia, i rapporti con i genitori e i propri
figli, sono fattori importantissimi nella vita d'ogni individuo, elementi
vitali sui quali si fonda e si sviluppa la propria personalità, ma
nell'individuo prigioniero, questi elementi oltre a trasformarsi in armi di
ricatto per se stesso e i suoi familiari, sono costantemente minati dal sistema
carcerario, il cui obiettivo va ben oltre la reclusione del corpo, esso mira
alla distruzione della personalità del prigioniero, l'eliminazione
d'ogni individuo non conforme al sistema sociale, statale ed economico.
Questo è il vero scopo di tutte le prigioni al mondo.
Abbiamo tradotto dall'opuscolo della CNA di Madrid, un articolo
che spiega le tappe e i problemi che comporta, nel suo protrarsi, lo sciopero
della fame. Abbiamo pensato che fosse interessante diffonderlo, e partire
da ciò per affrontare il tema delle lotte dentro il carcere.
Per più di un anno sono continuati gli scioperi della fame ad oltranza
in Turchia contro le celle F (d'isolamento), attualmente lo sciopero viene
portato avanti solo dagli appartenenti al DHKPC. I morti superano il centinaio,
ma nessun risultato è stato ottenuto, nessun "miglioramento"
della vita dei carcerati. Questa constatazione ci ha fatto riflettere sulla
difficoltà di lottare all'interno di un'istituzione totale e, di conseguenza,
sulla necessità che queste lotte siano sostenute dall'esterno per dargli
risonanza e sostegno.
SCIOPERO DELLA FAME: EVOLUZIONI E TAPPE
Premessa: le reazioni fisiche possono leggermente variare da un individuo
all'altro
1° SETTIMANA
2° SETTIMANA
3° SETTIMANA
4° SETTIMANA
5° SETTIMANA
6° SETTIMANA
Queste condizioni possono portare ad una situazione terminale in qualsiasi momento, una volta che la persona è entrata in una fase di deterioramento progressivo delle funzioni vitali dell'organismo.
GRUPPI OPERATIVI MOBILI
Nella Gazzetta del Mezzogiorno di oggi, 29 aprile, viene data notizia di
un documento, classificato "riservato", del Ministero della Giustizia:
"... poche righe per annunciare che nei prossimi giorni nel supercarcere
di Trani piomberanno le teste di cuoio della polizia penitenziaria. Un nucleo
di 50 uomini del GOM, esperti dell'antiterrorismo, al centro di polemiche
durante i disordini di Genova... Sarebbe infatti in partenza da Roma per il
carcere del nord barese come rinforzo al personale di vigilanza. I reparti
speciali dovrebbero essere destinati soprattutto alla sezione destinata ai
terroristi... la decisione è stata presa nelle ultime ore, dopo un
incontro tenutosi mercoledì a Roma al Ministero della Giustizia. Secondo
alcune indiscrezioni, però, il Min. Castelli starebbe per dettare nuove
regole per i brigatisti detenuti, in cima alla priorità ci sarebbe
la riduzione dei benefici... L'intervento dei reparti speciali della polizia
penitenziaria, dunque, farebbe parte di un pacchetto di misure che comunque
ha fatto già scattare l'«allarme rosso»
nelle strutture penitenziarie a rischio".
Fin qui la Gazzetta del Mezzogiorno, unico giornale a nostra conoscenza che
abbia riportato la notizia, notizia che consideriamo estremamente inquietante,
dato che proprio i cobas di Taranto hanno conosciuto in occasione delle manifestazioni
di Genova il ruolo svolto da questo famigerato reparto nella caserma di Bolzaneto,
e dato, inoltre, che il responsabile della polizia penitenziaria del carcere
di Taranto è uno degli inquisiti a Genova, come facente parte dei GOM,
appunto per i fatti suddetti.
Per questo riteniamo giusto che tutta l'opinione pubblica sia a conoscenza
di questa notizia.
GOM: POLIZIA SEGRETA?
A Genova c'erano i GOM, Gruppi Mobili Operativi. Operativi perché operano con metodi di sintesi tra il cileno ed il KGB, mobili perché, pare non siano un corpo stabile ma, di volta in volta, viene 'pescato' dalla Polizia Penitenziaria. Quest'ultima è l'ex corpo delle guardie carcerarie trasformatasi nel 1999 con la benedizione e la solerzia dell'allora Ministro della Giustizia (dis)on. Oliviero Diliberto che ne emanò il regolamento nel febbraio 1999 con cui il Gom assunse le funzioni del soppresso Servizio Coordinamento Operativo Polizia Penitenziaria (Scopp). Inoltre in quello stesso periodo archiviò tutti i procedimenti disciplinari a loro carico (che non erano pochi) per vetustà delle leggi (sic!).
Ma l'istituzione 'vera' dei GOM non nasce con una legge bensì
con un oscuro provvedimento del maggio 1997 del Direttore generale del Dap
(Dipartimento dell' Amministrazione Penitenziaria), tale Michele Coiro (fautore
e sostenitore del braccialetto elettronico, nonché PM per la strage
di Ustica ed aderente a Magistratura democratica, morto nel giugno 1997).
Da più parti in sede istituzionale si levarono voci di denuncia ed
allarme su questa nuova 'struttura'. Particolarmente dopo gli orrendi episodi
di violenza nelle carceri di Sassari, all'Opera di Milano, Parma e Secondigliano.
Emerse infatti una pericolosa questione: non era dato sapere, né allo
Stato (forse) né all'opinione pubblica chi fossero i funzionari responsabili
della loro attività, da chi prendessero ordini o come venissero utilizzati.
Pisapia denunciava al parlamento: "La polizia penitenziaria dipende dal
ministero di Grazia e Giustizia. Io sono stato per più di due anni
presidente della commissione parlamentare Giustizia e dell'esistenza di questo
gruppo non ho mai saputo niente. Si sa solo che è stato istituito nel
'94 con un decreto dell'amministrazione penitenziaria." "Questi
agenti vengono selezionati in base alle attitudini e anche al profilo ideologico,
per tre volte ho presentato interrogazioni sull'attività del Gom e
i governi del centrosinistra non mi hanno mai risposto". Ma per l'efferatezza
al carcere 'Opera' di Milano il parlamentare chiedeva solo che "ai detenuti
arrivino le scuse della direzione generale e del ministero. E che abbiano
il risarcimento danni". Russo Spena sottolineava che il Gom "è
un gruppo trasversale, di cui non sono chiari i compiti e le responsabilità".
A maggio 2000 rincarava la dose: "non si può fare a meno di osservare
come esista una coincidenza quanto meno temporale fra l'avvicendamento al
vertice del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria e la formazione
di gruppi di natura incerta formati da appartenenti alla polizia penitenziaria,
la opacità della cui nascita e funzioni non sono certamente compatibili
con i principi di democrazia che presiedono al funzionamento delle istituzioni."
Chiedeva la soppressione del Gom anche Fabrizio Rossetti, segretario del sindacato
Cgil della polizia penitenziaria. "Le operazioni del Gom sono difficilmente
riconducibili a un centro di responsabilità controllabile e ciò
può aver favorito comportamenti e modalità operative al di fuori
delle regole". Salvo immediatamente dopo nel marzo 2000 come responsabile
FP CGIL chiedeva di inserire anche la Polizia Penitenziaria nel processo di
riordino delle carriere di omogeneità a quanto approvato dalla Camera
per Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Corpo Forestale
dello Stato.
Anche esponenti della lega e di AN (!) in quelle circostanze tuonarono contro questa formazione.
Il Gruppo Operativo Mobile, circa 600 uomini, attualmente viene impiegato al mantenimento dell'ordine e della disciplina negli istituti penitenziari, con priorità di intervento in occasione di rivolta o di altre gravi situazioni di turbamento. Assicura la sicurezza delle traduzioni concernenti i detenuti ad elevato indice di pericolosità (traducasi picchiare, come a Genova).
Inoltre ad essi viene assegnata una funzione borderline con l'antimafia, connessa alla secretazione dei collaboratori di giustizia, cioè protezione e cambio di identità (funzione più da intelligence che di custodia o traduzioni. Un'accusa rivolta da più parti al Gom è quella di aver agito in più di un'occasione come una sorta di servizio segreto, ascoltando e registrando le conversazioni tra i legali ed i loro clienti detenuti malgrado la legge lo vieti espressamente.
Compito del Gom è "gestire" i detenuti più difficili e pericolosi, mafiosi, pentiti e carcerati soggetti al regime duro dell'articolo 41 bis. Sono loro a perquisire le celle o a svolgere le altre operazioni che non vengono affidate ai normali agenti di custodia, a volte perché questi ultimi hanno familiarità con i detenuti e potrebbero essere troppo teneri, a volte perché si teme che possano esporsi a rappresaglie. Quelli del Gom non temono nessuno: oggi sono qui e domani là...
Inoltre, sempre nel 1999, viene istituiti l'UGAP (Ufficio per la garanzia penitenziaria) che "opera alle dirette dipendenze del Direttore Generale dell'Amministrazione Penitenziaria ed è diretto da un funzionario avente qualifica di Dirigente Generale dell'Amministrazione penitenziaria ovvero di Ufficiale generale del ruolo ad esaurimento del disciolto Corpo degli agenti di custodia a essa equiparato". A detto Ufficio vengono inoltre attribuite competenze sui funzionari - COMSEC - sicurezza nelle comunicazioni - ed E.A.D. - Sicurezza nella trattazione informatizzata dei dati - .
All'UGAP infine compete il coordinamento delle attività istituzionali demandate al GOM (n.d.r: ma quali sono esattamente?) e delle funzioni di polizia giudiziaria nelle indagini per reati connessi all'attività di istituto del Corpo di polizia penitenziaria (n.d.r.: tutto in famiglia). Resta da capire come e perché si trovassero a Genova, per sedare quale rivolta ed in quale carcere e per quali detenuti o se gli siano state attribuite precise funzioni di ordine pubblico (da chi? perché? E come?). Alla luce di queste poche ma sudate informazioni e sicuramente incomplete c'è da prendere atto che siamo in presenza di un grafico inquietante: è stata voluta questa confusione o è stata frutto di un errore di gestione che ora si trova pericolosamente (forse) in mano della destra? Sicuramente suona come una macabra coincidenza l'utilizzo del termine GOM con quello dei GMO (Gruppo Mobile Operativo) formazione partigiana piemontese, composta perlopiù da commissari politici, così come ugualmente suonò male l'istituzione della celere di Scelba, col silenzio-assenso dei comunisti anch'essa con il nome pescato da un'altra formazione partigiana piemontese, il Gruppo Celere 'Aldo Bosio'. Molti comunisti, si sa, si credono furbi, (lo abbiamo visto in questi 5 anni di governo): salvo poi scontare e far pagare agli altri le proprie scelleratezze.
L'inquietante storia, tutta durante il governo di 'sinistra', dell'azione dei GOM...
1998: perquisizione del Gruppo operativo mobile nel carcere di Opera (Mi).
Nel 1998, 15 agenti GOM entrano nel carcere milanese di Opera per effettuare
una perquisizione straordinaria. Cento detenuti fatti spogliare, qualcuno
anche tre volte, costretti - compresi anziani e cardiopatici - a far flessioni
e ad aspettare seminudi dalle 9,30 alle 13 in cortile, chi in accappatoio,
chi scalzo, mentre le celle venivano perquisite dove, come un uragano venivano
tagliati cuscini e lenzuola, tagliate in due le scarpe, stracciati i libri
scolastici, sequestrate radio, pentole regolarmente acquistate in carcere
e autorizzate dalla direzione. Ad un ergastolano che da dieci anni raccoglieva
francobolli venne distrutta la collezione, ad altri stracciate le foto dei
familiari, ad un altro strappato perfino il poster di Ronaldo. Alcuni agenti
di Opera erano sconcertati, ed hanno raccontato di aver rischiato di arrivare
alle mani con i loro colleghi del Gom. Le richieste di scioglimento dei GOM
in quell'occasione non portarono a nessun risultato, anche se, come in passato
per gli scandali riguardanti lo Scop, nacque l'esigenza di cambiare la sigla
del corpo, o confonderla in quella di un ufficio di coordinamento.
3 aprile 2000 SASSARI - "Io sono il vostro Dio. In quindici giorni diventerete
come degli agnellini. Il lager in confronto è un paradiso: qui comincia
l'inferno". Ettore Tomassi, neocomandante dei secondini del carcere sassarese
di San Sebastiano, si sarebbe presentato così, lo scorso 3 aprile,
ai reclusi. Poi, poco dopo, il massacro. Tomassi, appena giunto da Benevento,
a dirigere le operazioni dentro il suo impermeabile bianco, una trentina di
agenti con anfibi e tuta mimetica a eseguire con metodi da SS l'ordine di
trasferimento di venticinque detenuti difficili: i "cervelli" di
una protesta, pacifica, avvenuta il 28 marzo. In tanti avevano sentito dalla
strada rumore di ferri, clangore di sbarre, di posate, di gavette. Per un'ora,
poi il silenzio. I detenuti protestavano per i disagi provocati dallo sciopero
dei direttori: impossibilità di ricevere pacchi da casa, vitto scarso
e scadente. La madre di uno dei trasferiti riesce ad avere un colloquio: "Aveva
la bocca spaccata". I racconti filtrano. "Abbiamo visto i nostri
congiunti al colloquio. Uno aveva i segni di un laccio al collo, un altro
ha detto che avrebbe preferito essere ammazzato. Hanno fatto uscire i detenuti,
li hanno fatti spogliare nudi, li hanno ammanettati con le mani legate dietro
la schiena, presi a schiaffi nelle orecchie, picchiati lungo tutto il tragitto
dalle celle fino alla sala dei colloqui e al cortile. Li sollevavano e li
lanciavano da una guardia all'altra. Li hanno messi in fila, presi a calci
nelle schiena, nelle gambe, nei testicoli. A un ragazzo hanno dovuto segare
le manette per toglierle perché, nonostante le tirassero, non uscivano,
tanto i polsi si erano gonfiati. Urlavano di dolore e le urla eccitavano di
più le guardie. I pugni e i calci cadevano fitti". I racconti
fatti a voce sono anche peggio. Sono storie di violenza meschina e vile. Dicono
che sono stati pestati con più ferocia i tossici, i malati, e che qualche
riguardo è stato invece riservato a detenuti nuoresi legati ad ambienti
delle criminalità tradizionale. Sono tutti sardi i protagonisti di
questa storia: sardi i reclusi, sardi i secondini. Dicono, questi racconti
sussurrati, pure di violenze sadiche, di manganelli infilati nell'ano, di
teste sbattute contro la parete fino a tramortire la vittima per poi svegliarla
con secchiate di acqua gelida. Come se veramente quel discorso sul lager e
il paradiso... Maledicono le telecamere schierate fuori dall'ingresso gli
agenti di San Sebastiano. Uno grida: "Non siamo criminali". Un altro
sibila: "Entrateci voi in cella. Provate a fermarlo voi un tossicodipendente
sieropositivo che si taglia con la lametta e poi ti sventola sotto il naso
la stessa lametta sporca del suo sangue, e tenta di graffiarti, e ti deride.
Ci sono detenuti che disturbano anche gli altri detenuti. Gli altri non parlano
per paura, ma sono contenti di non avere più tra i piedi quei venticinque
bastardi. Se con l'Aids ti sputa in bocca cosa fai, gli chiedi come sta? Gli
offri un caffè?... " (repubblica 4 maggio 2000)
Questa interessante storia dei GOM è a cura dei Filarmonici, gruppo di compagni attivo sulle questioni legate alla carcerazione e al controllo. Potete contattarli sul sito internet: www.ecn.org/filiarmonici
Il documento che segue è stato inviato come contributo alla Traversata. Lo pubblichiamo sperando che serva ad aprire il dibattito sul metodo nella lotta contro le galere.
Salute compagni.
Avendo avuto notizia della vostra iniziativa, qui vi inviamo questo scritto
come contributo al dibattito. Lo stesso giorno che vi sarà spedito
sarà inviato anche a varie decine di indirizzi del movimento qui nello
stato spagnolo. Vi alleghiamo ugualmente la nota inviata a questi indirizzi.
Per finire vi auguriamo che la traversata vada bene in tutti i sensi.
Né carceri né frontiere.
Quanto più si diffonde all'esterno questo scritto,
più possibilità avrà che arrivi ai suoi autentici ricettori.
Per questo noi ingoiamo il nostro orgoglio e ve lo inviamo, non solo ai compagni
più "ricettivi", ma ugualmente a quelli che hanno censurato
alcune situazioni che si sono verificate. Pubblicare uno scritto o far conoscere
un fatto non significa concordare con le sue motivazioni, come si potrebbe
specificare prendendosi il fastidio di dedicargli almeno tre parole.
Dedicare fiumi di inchiostro a una tematica per poi stare zitti su una sua
parte scomoda è una comunicazione indipendente dalla disinformazione
del regime, è evidente per pura logica.
Ai compagni che sì avete dimostrato onestà - diciamo "informativa"
vi chiediamo solamente di continuare con essa, visto che è meno comune
di ciò che ci si auspicherebbe.
Maggio 2002-07-24
Dalla strada
Abbiamo deciso di rivolgerci a voi, ribelli e rivoluzionari prigionieri che
da anni state portando avanti la lotta per l'abolizione del regime FIES e
dell'isolamento, la scarcerazione dei malati incurabili, per la fine della
dispersione e, da alcuni mesi anche per la scarcerazione di coloro che hanno
completato ¾ di condanna e 20 o più anni di reclusione; a voi
che lottate in una quotidiana resistenza rispetto all'intento di annichilimento
fisico - psichico che è strategia e prassi comune e cosciente dell'istituzione
penitenziaria nelle celle dello stato.
Siamo coscienti, noi dalla strada, di come il carcere incarna la repressione
nella sua forma più virulenta e brutale il nodo scorsoio che stringono
le mani insanguinate di queste democrazie occidentali pacifica e fino al midollo.
Precisamente per questo, già nel passato, decidemmo di solidarizzare
attivamente con quanti si sono ribellati alla logica del dominio, nelle prigioni
e nella strada.
Concepiamo azioni e sabotaggi come un grido che, dalla strada, superi queste
mura maledette, contribuendo ad abbatterlo, ad aprire spiragli di comunicazione
attiva attraverso pratiche e metodi rivoluzionari: pratiche e metodi ben definiti,
che si concretizzano nell'attacco diretto alle strutture e individui responsabili
di un regime di oppressione e sfruttamento.
Privilegiamo determinati mezzi, in questi momenti, perché consideriamo
che si vive in un periodo nel quale il movimento anarchico non ha una capacità
effettiva di pressione nelle mobilitazioni pubbliche: le manifestazioni ed
i presidi convocati unicamente dagli anarchici sugli argomenti del carcere/repressione
finiscono per riunire poche decine di compagni, dissipando in questa maniera
energie che potrebbero essere impiegate molto più efficacemente.
Questa, resta ben chiaro, è una considerazione oggettiva del periodo
storico che stiamo vivendo, non una critica alla potenzialità espressa
dalle individualità anarchiche che in modo differente si impegnano
attivamente.
Vorremmo ora chiedervi la vostra opinione sulla validità dei metodi
da noi utilizzati fino ad ora, firmati Solidarietà Internazionale,
per appoggiare la vostra lotta e sulla opportunità di proseguire con
detti metodi, tenendo conto l'esperienza di lotta passata, per quanto si sono
diversificati e sviluppati negli ultimi anni. Un bilancio delle giornate di
sciopero della fame di marzo, del loro sviluppo da dentro e dell'appoggio
esterno, può offrire una base più attuale alla riflessione.
Insieme ad un crescente numero di compagni anarchici, nello stato spagnolo
ed in europa, decidemmo di utilizzare l'agitazione armata per appoggiare attivamente
la lotta contro il regime FIES, contro l'isolamento e per il conseguimento
degli altri punti che rivendicate. Nostra scelta, quella di appoggiare una
lotta intermedia dentro le prigioni - lotta che si propone risultati parziali,
di conquista di condizioni per un minimo di dignità nella reclusione
-, l'abbiamo messo in pratica mediante metodi che "parziali" non
sono, puntando piuttosto a uno scontro diretto con il dominio anche qui, dalla
strada, il quale ha provocato reazioni opposte.
Già dal principio immaginavamo che per molti ribelli sociali e anarchici
in prigione non esistessero discriminanti di metodo in questo percorso.
Tuttavia all'esterno il discorso si è fatto più complicato
Dal momento in cui la vostra agitazione contro gli aspetti più annichilenti
del carcere è stata appoggiata qui fuori attraverso azioni rivendicative
in solidarietà con voi e con la lotta - azioni tanto di nostra mano
come ad opera di altri compagni organizzati o che hanno agito individualmente
-, dal movimento esterno si sono levate voci che in maniera più o meno
velata, più o meno intelligente, hanno temuto, da un lato, l'aumento
della repressione, dall'altro il rischio di posizioni avanguardiste e/o slegate
dalla lotta sociale in corso.
In riferimento alla questione "repressione". Sappiamo fin troppo
che il dominio si difende dagli attacchi che subisce con una politica di repressione,
spesso indiscriminata - montature giudiziarie, censura delle lotte e falsificazione
dei loro motivi, ecc -, però questa stessa repressione è la
misura di quanto si sente pugnalato il dominio. Il regime democratico - che
sia di "destra" o di "sinistra" poco importa - tende ad
assorbire ed annullare le contrapposizioni che gli si presentano. Solo quando
queste non sono recuperabili, cioè a dire, pericolose, utilizza tutte
le sue armi per colpire e reprimere: il potere legislativo, giudiziario e
sbirresco in combutta con il coscienzioso avvelenamento massmediatico.
A proposito di questo non dimentichiamo che la lotta di cui parliamo e voi,
suoi autentici protagonisti, foste criminalizzati fin dal principio, quando
appena si abbozzava e molto prima di alcun attacco esterno.
Per quello che riguarda la questione "avanguardia" ci pare un problema
posto in malafede. Siamo parte attiva del movimento anarchico che storicamente
ha vissuto la confluenza del pensiero e azione come parte fondamentale della
sua propria proiezione rivoluzionaria.
Non possono esistere spaccature tra noi e il "sociale" o tra noi
e il movimento, perché come anarchici siamo inevitabilmente parte del
movimento e della società. Organizzarsi e radicalizzare la propria
prassi suppone un percorso di sviluppo individuale e collettivo, per nulla
avanguardista.
È precisamente a partire da questi motivi per cui vi chiediamo oggi
di riflettere sull'utilità e opportunità di un contributo da
parte nostra alla vostra lotta. Per noi continuare in questo senso, affilando
le nostre armi, migliorando, diversificando, inasprendo le forme di azione,
avrà un valore reale ed efficace solo quando sia effettivamente compreso
e sostenuto da quanti stanno attivamente resistendo agli intenti di annichilimento
che il dominio quotidiano, in ogni dove, commette.
Non vediamo miraggi né vogliamo farli vedere a voi, siamo coscienti
che non c'è soluzione in tempi brevi. Una prima - parziale - vittoria
sarebbe amplificare all'esterno la voce di una rete solidale di prigionieri
in lotta che le mura vorrebbero soffocare. Non precipitarsi per una scorciatoia,
piuttosto un primo muro, quello dell'isolamento abbattuto
Crescere in attacco e coordinazione
Colpire il Dominio nelle sue strutture e uomini
Creare un fronte anarchico rivoluzionario diffuso
ASHCROFT*, TI FA SENTIRE PIÙ SICUR@?
Storicamente, i governi, hanno usato la guerra come pretesto per limitare
i diritti fondamentali e aumentare i loro poteri nel nome della sicurezza
nazionale. Questa guerra, non è un'eccezione. Il governo degli U.S.A.,
ancora una volta, ha tagliato i diritti dei cittadini e introdotto un'ampia
legislazione che attacca i diritti dei "non" cittadini.
Il 26 ottobre, il presidente Bush firmò una legge con un nome inverosimile:
USA PATRIOT Act (uniting and strengthening america by providing appropriate
tools required to intercept and obstruct terrorism, ossia: unire e rafforzare
l'america fornendo mezzi appropriati per intercettare e ostruire il terrorismo).
Il nome è quasi tanto sinistro come la legislazione stessa. La Act,
concede alle agenzie di sicurezza, una maggiore capacità di vigilanza
e offre al dipartimento di giustizia ampi poteri per processare, cosicché
possa fare la "guerra al terrorismo". Naturalmente, la definizione
di "terrorismo" è vaga e può includere qualsiasi gruppo
politico. La legge definisce "terrorismo domestico" in una maniera
così vaga che comprende varie attività che già sono illegali,
ma non costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale. La sezione 802
della legge, definisce il "terrorismo domestico" come "attività
che comporta azioni pericolose per la vita umana in violazione delle leggi
penali degli USA o di qualsiasi altro stato; che sembrano destinate a intimidire
o costringere la popolazione civile; ad influire nella politica del governo
per intimidazione o coercizione; ad affettare la condotta del governo per
mezzo di distruzione di massa, l'omicidio o il sequestro; e che accadono primariamente
nel territorio sotto la giurisdizione degli USA."
Sotto questa definizione, le proteste popolari dove ci sono danni alla proprietà,
tali come durante la riunione dell'OMC a Seattle, o il danneggiamento simbolico
all'equipaggiamento militare come a Vieques, o le molte azioni nelle installazioni
militari nel territorio nazionale, potranno essere considerati come atti terroristici.
Ciò espone gli autori ( o i supposti autori) delle azioni ad essere
sorvegliati, encausados y sentenciados a punizioni più severe. Anche
l'attività sindacale (bloccare fisicamente i crumiri esquiroles o carneros
perché non entrino nei luoghi di lavoro), potrebbe cadere sotto questa
definizione.
La legge permette alle agenzie di sicurezza di spartirsi le informazioni ottenute
fra di loro senza revisioni giudiziali e permette alla CIA di riunire le informazioni
sui cittadini degli USA ottenute da altre agenzie di sicurezza come l'FBI
e la NASA, anche quando la CIA opera fuori dagli USA. Questa legge non solo
aumenta i poteri delle agenzie di sicurezza per acchiappare e processare "terroristi"
stranieri, ma offre le risorse necessarie per spiare e perseguire anche gli
attivisti politici e religiosi nostrani.
La legge, inoltre, permette ai poliziotti l'accesso alle informazioni confidenziali
sugli studenti. Dall'11 settembre, un centinaio di scuole e università
hanno dato informazioni circa i propri studenti all'FBI e altre agenzie poliziesche.
Questa legge conferisce alle agenzie, accesso automatico ad informazioni che
prima erano considerate private, legalizzando così lo spionaggio che
prima era contro la costituzione.
Tutti gli studenti sono a rischio di tenere le proprie informazioni private
in mano alle agenzie di sicurezza, ma di sicuro, gli agenti investigano gli
studenti attivisti e gli stranieri.
La ACT, pregiudica soprattutto gli immigrati. Gli immigrati che non sono cittadini
vivono nella continua paura d'essere deportati. L'USA PATRIOT
ACT, formalizza questa minaccia.
Il pubblico ministero, non ha da mostrare nessuna prova o dimostrare la colpevolezza
ad una corte, poiché il sospetto prende il posto della prova. Inoltre,
i non cittadini possono essere arrestati e deportati quando fanno donazioni
a organizzazioni qualificate terroristiche dal governo, anche quando non sanno
che il gruppo è considerato terrorista o quando non sanno com'è
stato utilizzato il contributo.
Fino ad oggi, più di mille persone sono state arrestate, e il dipartimento
di giustizia si nega a confermare il numero. Questi prigionieri sono senza
comunicazione con le i propri familiari e avvocati e le accuse contro di loro
si mantengono segrete. La maggior parte non è stata accusata di nessun
crimine.
Ancora più allarmante è che il 13 novembre, il presidente Bush,
promulgò un ordine militare stabilendo tribunali militari per giudicare
i non cittadini degli USA. Queste commisioni non garantiscono agli accusati
il diritto a conoscere le ragioni del loro arresto, né le accuse contro
di loro, e i mormorii si convertono in prove legali. Gli accusati non potranno
ricorrere in appello alle sentenze di primo grado. Nel nome della difesa della
democrazia, il governo degli USA si prepara per una gran campagna di repressione
della protesta. Nessuna legge ci può proteggere dalla violenza politica
imposta dal governo stesso! L' USA PATRIOT ACT non è
una risposta ai fatti dell'11 settembre.
La sua attuazione è uscita direttamente dalla legge presentata da Hart
Rudman che fu accettata quattro mesi prima dell'11 settembre. L'11 settembre,
è stato un pretesto molto conveniente per implementare il fascismo.
L' USA PATRIOT ACT, sarà impiegata contro gli
attivisti anti-guerra e anti-globalizzazione capitalista.
Bisogna difendere i diritti degli immigranti, degli studenti e di tutta la
popolazione. Dobbiamo capire i metodi del governo per proteggerci noi e le
nostre comunità contro la persecuzione. Più importante ancora,
abbiamo da costruire una società anarchica dove le guerre e le tirannie
siano solo semplicemente ricordi.
Articolo estratto dal giornale anarchico "regeneration", numero 5 del dicembre 2001, pubblicato a Los Angeles. Per ulteriori informazioni: la_regeneration@hotmail.com oppure, Po Box 91691, Passadena, California. 91109. USA
*John Ashcroft, ministro della giustizia americano. Al termine di un incontro col suo collega italiano Castelli, nel mese di Febbraio, Ashcroft elogia il lavoro di indagine e i provvedimenti legislativi contro il "terrorismo", intrapresi negli ultimi mesi in Italia.
UN SOLO GRIDO... EVASIONE!!!
03/11/01, Lurago d'Erba, una prigioniera del carcere di Como, ottiene il permesso di partecipare in "compagnia" di alcuni volontari del carcere, ad una serata organizzata da un'associazione missionaria cattolica. Durante la serata è stato trasmesso un film che narrava un'evasione rocambolesca di tre prigionieri da un carcere americano e al termine della proiezione, è seguito il dibattito "Fratello, dove sei?" al quale, la prigioniera ha preso parte rispondendo alle domande sulle condizioni carcerarie. Erano presenti un centinaio di persone e nessuna di loro, si è resa conto che la prigioniera alla quale mancavano pochi mesi di carcere, è sparita non facendo più ritorno in carcere.
Lo scorso 18 Marzo, davanti al tribunale di Palermo, mentre si svolgeva un
rito ormai molto noto in città, cioè il trasbordo dei prigionieri
ammanettati,dai cellulari dei secondini alle aule del tribunale, qualcosa
di straordinario è avvenuto a interrompere questo triste rituale. Un
prigioniero, è riuscito a scappare sotto gli occhi di centinaia di
sbirri e secondini! L'uomo finalmente libero, è scappato rifugiandosi
nei vicoli del mercato "Capo", a due passi dal tribunale!
Corri uomo libero! Non ti fermare mai! Con la speranza che un giorno non dovremo
più correre, anzi, fermarci a costruire un mondo senza galere e confini!
Auguri e buona fortuna!
3 giugno 2002 SAN PAOLO (Brasile) I secondini guardano la partita e una ventina di detenuti ne approfittano per evadere. È accaduto in Brasile durante l'esordio mondiale di Ronaldo e compagni con la Turchia, disputatasi alle 6 del mattino locali. La gara, però, non è stata vista da 17 detenuti del penitenziario di Osasco, nei pressi di San Paolo. Nei giorni scorsi avevano scavato di nascosto un tunnel sotto il muro di cinta. La fuga è coincisa con il pareggio di Ronaldo. I custodi si sono accorti dell'evasione solo quando, da fuori, i complici hanno sparato contro i sorveglianti appostati sul muro di cinta per coprire l'uscita dei fuggitivi dal tunnel.
19 giugno 2002 EVASI 2 DETENUTI DA CARCERE MANTOVA, ERANO
DENTRO PER RAPINA
Due detenuti (entrambi condannati per rapina) sono evasi dal carcere di Mantova:
non sono rientrati dal permesso di cui usufruivano per lavorare all'esterno.
L'evasione è avvenuta lunedì sera, ma ne ha dato notizia solo
oggi la Gazzetta di Mantova. Gli inquirenti ritengono i due evasi molto pericolosi
e li stanno cercando attivamente in tutta Italia. Uno dei due avrebbe finito
di scontare la sua pena tra due anni, mentre l'altro avrebbe dovuto rimanere
dietro le sbarre fino al 2014: era stato ritenuto responsabile di una sanguinosa
rapina a un furgone portavalori avvenuta a Padova 25 anni fa, nel corso della
quale furono uccise due guardie giurate. Da tempo ai due, dopo una lunga detenzione,
era stata concessa la semilibertà, cioè la possibilità
di uscire dal carcere la mattina per recarsi a lavorare e ritornare la sera
dietro le sbarre. Lunedì sera, però, i due non sono ritornati
nella casa circondariale di via Poma e nessuno li ha più visti. (ANSA).
28 giugno 2002 a Berlino un detenuto jugoslavo è riuscito ad evadere nascondendosi all'interno di una delle scatole che assemblava nel carcere di Waldeck, nella Germania orientale. "Lavorava nel reparto di confezionamento di imballaggi della prigione - ha spiegato il portavoce del ministero della giustizia del land del Mecklenburg-Vorpommern - e sembra che si sia nascosto in una scatola". La confezione è stata inavvertitamente caricata su un camion e portata fuori dal penitenziario. A quel punto l'evaso è uscito dalla scatola ed è saltato giù dal veicolo.