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Versione stampa CROCENERA
*** La crocenera
anarchica
"Il carcere è la conferma di quello che ho sempre sostenuto,
il luogo più disumano e atroce che l'uomo abbia mai concepito,
strutturato in modo tale da annientare la mente e il corpo"
Patrizia Cadeddu
Fino al settembre dell'anno scorso in Italia il numero dei detenuti
superava i 50.000, tra quelli, oltre 9000 superavano la capienza
tollerata. Tre, quattro, cinque persone per celle da due, misure
igieniche e assistenza medica, pressoché inesistenti e inadeguate,
attese lunghe, per quello che riguarda i permessi di ogni genere, da
quelli più banali, come ad esempio, poter ricevere delle fotografie o
audio-cassette, ai più importanti, come il permesso di poter usufruire
di permessi speciali di uno o più giorni d'uscita. Uomini e donne,
trattati come bestie. Il carcere non è solo un ammasso di cemento,
mattoni, lamiere e sbarre, è un centro di sterminio per chi è
sequestrato fra le sue mura e, pretende d'essere anche una minaccia,
un'intimidazione per chi è fuori e non vuole assoggettarsi alle regole
imposte. Esso è sostenuto da giudici, magistrati, sbirri, militari,
potenti, politici, da quella parte di società che vuole difendere i
suoi possedimenti, rubati all'altra gran parte della società che vive
al limite della miseria, sociologi, preti e feccia simile. Così, mentre
noi ci affatichiamo a vivere la vita prefabbricata che ci hanno
preparato, mentre studiamo, lavoriamo in fabbrica o in ufficio, andiamo
in vacanza, mangiamo, dormiamo, costoro, intanto, si operano per
riempire i loro edifici di morte, sfruttando il lavoro di tutti noi,
rendendoci schiavi di un meccanismo perverso, teso a riempire le loro
tasche, a costruire i palazzi del potere, le chiese, le caserme e le
questure, i tribunali e le prigioni.
"Qualche vetro rotto, scritte sul muro, vetrine spaccate e
dicono che questo è violenzia. Violenzia è un carcere dove cercano di
amazzarte tutti giorni. Violenzia è un giudice, uno sbirro, lo stato,
il potere"
Maria
Rosas Soledad
Responsabili e complici del sequestro di migliaia di persone ogni
anno, sono anche tutti quegli avvoltoi che ruotano attorno al carcere,
gli assistenti sociali, gli psicologi, i medici che vi lavorano, le
ditte appaltatrici e costruttrici, i fornitori di servizi, e, perfino,
le varie e molteplici associazioni che, dicono, di lavorare per
migliorare la vita dentro le celle. (che contraddizione in termini, non
vi pare?), non ultime la caritas e quelle imprese che
"offrono" lavoro ai detenuti, in cambio di una produzione a
bassissimo costo (G.Armani e Ikea, solo per fare un esempio).In nome del
fascismo, del comunismo, della chiesa, della repubblica, della
democrazia, della patria, della civiltà, del progresso, da sempre, sono
stati creati campi di concentramento, centri di sterminio, simili al
ruolo e alla sostanza che ha, oggi, il carcere. Efficaci meccanismi di
distruzione, fisica e morale, rivolti a chi si ribella alle guerre, alla
povertà, alla distribuzione non equa delle risorse economiche e
naturali. Il "Dio danaro" ha ideato un modello di vita e
un'organizzazione sociale, con la pretesa che tutti vi si assoggettino,
ma c'è chi si ribella, anche se moltissime volte, senza una coscienza
politica, da chi rapina una banca a chi ruba al supermercato, da chi
danneggia una scuola, una chiesa o un municipio, a chi prende a calci un
vigile urbano. Tra questa moltitudine di persone, ci sono tanti
individui che hanno mosso una pietra, o un'arma, in nome di una vita
diversa e per la distruzione dell'esistente.
"Accettiamoci come siamo! Questa forza, questa ricchezza di
sentimenti che portiamo dentro, questo giusto e nobile ideale su cui
poggia la rivolta, la violenza liberatoria che ci riscatta e ci emancipa
socialmente, solo così si distrugge la piramide antisociale che ci
opprime. E sapremo godere e apprezzare l'autentica pace, l'armonia che
oggi non trova spazio in questo territorio di morte dove tutto quello
che sa di vita, è schiacciato dal vile ordinamento armato
statale-capitalista. A che servono le migliori parole... la dialettica
con i nemici della vita e della libertà, la propaganda delle idee se
non si trasformano in analisi e nell'azione diretta?"
Giovanni Barcia
La nostra vita e l'ambiente artificiale che ci circonda è
strutturato come una prigione, continuamente ci troviamo ostacolati
nelle nostre scelte da vincoli e limiti imposti. Non viviamo le nostre
giornate, non esistiamo, siamo spettatori di un dramma continuamente in
progresso, viviamo per il beneficio di altri, non per noi stessi. Parlo
degli esclusi, sono molti di più di quelli che si possa pensare. Parlo
di "chi tira a campare " ogni giorno. Parlo di chi subisce la
feroce barbarie del capitale, venendo scippato della propria vita, in
cambio di un'esistenza misera, di chi subisce le guerre, le istituzioni,
le religioni, la miseria. Ribelliamoci a questo genocidio programmato!
"Noi che urliamo contro il progresso. Viaggio
"progressivo" all'autodestruzione, non deciderata per persone
come noi. Noi stessi decidiamo quando destrugere o quando construire,
non aspettiamo che altro lo faccia per noi. Noi che scegliamo la nostra
propria violenzia (contro violenzia), senza accettare nessuna violenzia.
Noi non ci lasciamo ingannare, perchè noi non siamo morti. Non formiamo
parte di questa città che sembra una camara mortuaria. Una vetrina
spaccata, secondo me, cerca di svegliare questi morti, ma loro dormono
ancora di più..."
Maria Rosas Soledad
Il ruolo che ha il carcere in questo spettacolo quotidiano è
quello di terrorizzare la gente, in questo lo Stato e tutti i suoi servi
è l'autentico e unico terrorista.
La Croce Nera Anarchica, è nata dalla volontà dalcune persone,
dagire a sostegno delle lotte intraprese dai detenuti. La CNA, è già
presente in molti paesi dellEuropa, degli Stati Uniti, ecc
Certamente, fra i vari gruppi, esistono delle differenze, di tipo
organizzativo, pratico, teorico, ma tutte hanno come unico obiettivo
comune, la distruzione delle carceri. Noi abbiamo scelto questo nome per
agevolare rapporti di scambio desperienze ed informazioni con le
altre CNA e gruppi affini, presenti in realtà geograficamente
distanti.Abbiamo deciso di creare e sviluppare questo collettivo perché
riteniamo necessario un intervento deciso e continuo nel "pianeta
carcere" e dintorni, a fronte delle grosse lacune dintervento
che il movimento libertario ha dimostrato negli ultimi anni. Senza
andare troppo lontano nel tempo, basti pensare alle proteste scoppiate,
lultima primavera, in quasi tutte le carceri italiane. Proteste, che
non hanno trovato allesterno, una vera risposta rivoluzionaria a loro
sostegno, lasciandole così, in pasto a riformisti e partiti politici di
vari colori.Ci siamo chiesti, facendo anche unautocritica, come mai
questo è accaduto. Forse, perché è mancato un rapporto diretto con i
detenuti o perché, spesso, il nostro rapporto con loro è fondato,
principalmente, sulla compassione per la loro condizione di sequestrati,
ritenendo che non abbiano altre possibilità che aspettare di essere
scarcerati. Invece, la cronaca e le lettere dalcuni detenuti, ci
hanno raccontato di vere e proprie sommosse scoppiate fra quelle
spregevoli mura, di appelli alla mobilitazione esterna a sostenere e
ampliare le loro rivolte, ma dopo qualche presidio di solidarietà,
allesterno di alcuni carceri, è calato un triste silenzio. Il
carcere è unemergenza continua, non deve attirare la nostra
attenzione solo quando al suo interno scoppia una rivolta, o quando
qualche detenuto viene suicidato, in carcere si uccide, si tortura e si
sequestra tutti i giorni.
Noi vogliamo fornire ai detenuti in lotta, uno strumento che
estenda anche allesterno le loro lotte, ci proponiamo di creare una
rete dinformazione e contatti fra loro e le varie realtà interessate
ad un intervento diretto contro il carcere, inoltre, abbiamo già messo
a disposizione una cassa di solidarietà per i detenuti che hanno
bisogno anche di sostegno economico. Periodicamente, intendiamo
promuovere iniziative ed incontri per diffondere notizie ed
aggiornamenti sulla repressione e dal carcere, momenti utili anche per
un confronto delle varie esperienze e metodi di lotta tra i
partecipanti. È nostro desiderio di coinvolgere in questo progetto,
altre individualità che si riconoscono nei suoi mezzi e fini, la CNA,
non è ad uso esclusivo degli scriventi, i quali non intendono
"specializzarsi" sulla lotta contro il carcere, escludendo dai
loro obiettivi gli altri molteplici aspetti della repressione.Teniamo a
precisare, che la CNA non vuole essere una forma dassistenzialismo o
un semplice mezzo di contro-informazione, noi aspiriamo a molto di più,
vogliamo dare il nostro contributo alla distruzione del carcere, poiché
né esso, né chi lo sostiene, è inattaccabile.
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